Come Nasce la Fotografia

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CORSO DI FOTOGRAFIA

Lezione 2 Come Nasce la Fotografia

2. COME NASCE LA FOTOGRAFIA

La Fotografia come tante altre invenzioni, non nasce da una sola mente geniale o da un unica ricerca, ma abbraccia più personaggi e diverse ricerche scientifiche svolte nei campi della chimica e della fisica  ed è il risultato di un lungo percorso precedente fatto di tentativi e di esperimenti più o meno riusciti.

Sebbene la scoperta della fotografia sia una scoperta scientifica, il merito spetta agli artisti e alle correnti intellettuali legate al realismo pittorico del XIX sec (1800), intente a riprodurre la realtà sociale  non più in modo edulcorato ma così come essa si presenta ai nostri occhi. Il realismo,  trova la sua piena affermazione nel 1855  grazie al pittore francese Courbet che definisce i suoi canoni artistici in un opuscolo divulgato in occasione dell’Esposizione universale di Parigi: «Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere, fare dell’arte viva, questo è il mio scopo».

A livello tecnico invece l’antenato della macchina fotografica è senza ombra di dubbio la camera oscura, usata dapprima per osservare le stelle e poi adottata dai pittori per ottenere immagini più realistiche.

La camera oscura

Ma come poteva la luce essere fissata su carta? 

Nel 1727, lo scienziato tedesco Johann Heinrich Schulze, durante alcuni esperimenti con il nitrato d’argento, scoprì che reagiva alla luce, la parte di composto esposta alla luce si anneriva o cambiava colore.

Ma bisognerà aspettare ancora un secolo prima che la fotografia sia annunciata ufficialmente. 

Essa nasce nel 1839 ad opera della collaborazione tra il pittore Louis Mandé Daguerre, noto per i suoi diorami, e il ricercatore Joseph Nicéphore NiépceNiépce da tempo cercava il modo di fissare i risultati della camera oscura su una lastra fotosensibile utilizzando il bitume di giudea.

Il 5 maggio 1816, Joseph Niépce scrisse al fratello Claude del suo ultimo esperimento, un foglio bagnato di cloruro d’argento ed esposto all’interno di una piccola camera oscura. Occoreranno ancora 10 anni  per ottenere la prima vera immagine che possiamo chiamare fotografica, che venne realizzata da Niepce nel 1826. 

   

La prima fotografia ottenuta da Niepce e la sua “Macchina Fotografica”.

Contemporaneamente agli studi di Niepce in Inghilterra negli stessi anni, veniva creato il primo negativo fotografico ad opera del gentiluomo Henry Fox Talbot, il calotipo, che mise in evidenza la caratteristica principale della fotografia cioè la sua riproducibilità tecnica. Dunque non solo la fotografia riproduceva in maniera esatta la realtà ma permetteva di  poterla riprodurre all’infinito grazie al negativo cioè ad una matrice.

Il calotipo e la “macchina fotografica di Talbot”

Alla morte di Niepce 1833, Daguerre continuò a perfezionare il processo fino al 1839 e nel 1837, ottenne un buon risultato  utilizzando una lastra di rame con applicata una sottile foglia di argento lucidato, che posta sopra a vapori di iodio reagiva formando ioduro d’argento.

La nascita della fotografia venne annunciata ufficialmente al mondo, dallo studioso e uomo politico François Jean Dominique Arago, il 7 gennaio 1839, che illustrò all’Accademia di Francia questo nuovo processo chimico, il Dagherrotipo (così lo chiamò Daguerre) informando di questa nuova scoperta scientifica la Francia ed il mondo intero. Attenzione però, annuncia una nuova scoperta scientifica, non artistica, la fotografia nasce come una scoperta scientifica, solo agli inizi del ‘900 si inizierà a parlarne come di un linguaggio artistico, grazie all’opera di diversi fotografi e di diverse gallerie d’arte che dalla metà dell’800 in poi hanno favorito tutta una serie di iniziative volte ad emancipare la fotografia dalla scienza per porsi come il nuovo linguaggio artistico del secolo.

Un dagherrotipo

Louis Mandé Daguerre, per la liberalizzazione della dagherrotipia, ottenne 6000 franchi dal re di Francia Luigi Filippo (4000 per Niépce figlio).

Talbot, sorpreso, dalla presentazione di Arago, a fine gennaio 1839, presentò alla Royal Society (l’Accademia nazionale delle scienze inglese)  la sua invenzione. Successivamente scrisse ad Arago per rivendicare la paternità dell’invenzione “fotografia”. Ovviamente  Arago non diede seguito alla richiesta di Talbot che fu presa come il tentativo di una partecipazione “commerciale” alla scoperta.  Talbot comunque può essere considerato l’inventore della fotografia moderna come l’abbiamo conosciuta fino agli anni ’90, cioè della fotografia analogica basata su un supporto fotosensibile che genera fotografie in negativo, che necessitano di un ulteriore processo (di sviluppo e stampa) per arrivare all’immagine finale.

Dopo l’annuncio ufficiale di Arago, numerosi personaggi, in tutta Europa, rivendicarono metodi e tecniche legate all’ottenimento di un immagine tramite processi fotosensibili. Tra tutti ricordiamo Antoine Hercule Romuald Florence, nato a Nizza nel 1804 che nel 1833 ottenne delle immagini abbastanza simili a quelle di Niépce; Hippolyte Bayard (1807-1887), che inventò  un procedimento noto come stampa positiva diretta, che consentiva la realizzazione di un positivo non riproducibile, che viene ricordato ancora oggi più per il suo autoritratto con annessa didascalia polemica che non per la sua invenzione.

Foto del cadavere di Bayard che riportava questa didascalia. «Questo che vedete è il cadavere di M. Bayard, inventore del procedimento che avete appena conosciuto. Per quel che so, questo infaticabile ricercatore è stato occupato per circa tre anni con la sua scoperta. Il governo, che è stato anche troppo per il signor Daguerre, ha detto di non poter far nulla per il signor Bayard, che si è gettato in acqua per la disperazione. Oh! umana incostanza…! È stato all’obitorio per diversi giorni, e nessuno è venuto a riconoscerlo o a reclamarlo. Signore e signori, passate avanti, per non offendervi l’olfatto, avrete infatti notato che il viso e le mani di questo signore cominciano a decomporsi.»

Negli anni successivi vi fu la corsa al miglioramento del processo per ottenere macchine più piccole, esposizioni più veloci, qualità migliore, e poter riprodurre l’immagine in un numero infinito di copie. Con queste migliorie nasce una figura ed un lavoro nuovo, quello del fotografo. 

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2019-08-06T16:29:38+01:00

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Chi è Fabrizio Conte

Fabrizio Conte nasce nella millenaria città di Roma nel Gennaio del 1979. E’ un professionista delle immagini digitali, video e fotografiche. Tramite le sue produzioni crea campagne di digital marketing e social media marketing su misura per ogni tipo di azienda o prodotto. Si cimenta in vari generi fotografici, indirizzati sia alle aziende che ai clienti privati. Organizza su tutto il territorio nazionale, corsi e seminari di fotografia. Gestisce vari canali web dove tratta di tutorial e recensioni su software della casa Adobe e materiale foto/video. 

La sua formazione professionale parte dall’Università La Sapienza di Roma, per proseguire con l’attestato di direttore della fotografia (DOP) e Montatore all’Accademia del cinema di Bologna e si completa con tutta una serie di corsi e workshop tenuti da professionisti di fama internazionale quali S. Bartocha, M. Santoni ed altri. Nell’arco della sua carriera ha collaborato con personaggi del calibro di Guido Fiandra presso i teatri di Modena e Bologna, ma anche con il nastro d’argento Mauro Marchetti e con il montatore Paolo Vanghetti. I suoi scatti sono stati i protagonisti del calendario ENI 2009 distribuito dal periodico “Bell’italia”. Nel 2006 è stato selezionato ed ha partecipato alla mostra collettiva internazionale “i Giovani ed il Futuro” esposta a Matera. Nel 2007 ha esposto presso il museo di Potenza un suo scatto legato al progetto “l’Arte in rete” proposto dal GAI. Nel corso degli anni successivi ha partecipato a diverse produzioni come Direttore della fotografia e regista per cortometraggi e videoclip musicali. Oggi ha ampliato la sua formazione diventando un esperto nell’uso di programmi di fotoritocco (Photoshop, Lightroom) e di programmi di editing (AfterEffects, Premier, Final Cut). Al suo fianco vi sono diversi altri professionisti freelance che lo supportano in tutta una serie di campi specifici quali digital marketing, grafica 3D, web design, editing, storytelling ed altro, per offrire ai propri clienti un servizio a 360° che non lasci nulla al caso.

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